Il bilancio di sostenibilità fornisce una panoramica completa delle attività e dell’impatto di un’azienda non solo sulla sua redditività, ma anche sulla società e sull’ambiente in cui opera. Un documento che la UE renderà presto obbligatorio per le organizzazioni di grandi dimensioni ma che può essere utilizzato dalle Piccole e Medie Imprese come strumento valoriale per comunicare contenuti e visione
di Alberto Curnis*
Il reporting di sostenibilità organizzativo è un tema di forte attualità, ma cos’è un bilancio di sostenibilità? Il bilancio di sostenibilità è uno strumento di rendicontazione che valuta le prestazioni di un’organizzazione non solo in termini economico-finanziari, ma anche dal punto di vista ambientale e sociale. In altre parole, è un documento che fornisce una panoramica completa delle attività e dell’impatto di un’azienda non solo sulla sua redditività, ma anche sulla società e sull’ambiente in cui opera (performance ESG).
Questo strumento rappresenta un modo per le organizzazioni di valutare e comunicare in modo trasparente come stanno contribuendo al benessere sociale e ambientale, oltre che al proprio successo finanziario.
L’obiettivo del bilancio di sostenibilità è consentire agli stakeholder, come gli investitori, i dipendenti, i fornitori, i clienti e tutte le parti interessate dalle attività di una organizzazione, di valutare in modo completo e trasparente l’impatto complessivo dell’azienda. In questo modo, l’azienda può dimostrare il suo impegno per una gestione responsabile e sostenibile, migliorare la sua reputazione e creare valore a lungo termine.
Nel bilancio di sostenibilità vengono esaminate tre dimensioni principali (il cosiddetto approccio “Triple Bottom Line”):
Ambientale: questa dimensione valuta l’impatto dell’organizzazione sull’ambiente. Include ad esempio la misurazione delle emissioni di gas serra, l’uso delle risorse naturali (come l’acqua e l’energia), la gestione dei rifiuti, la biodiversità e altre questioni ambientali connesse alle attività dell’azienda.
Sociale: riguarda l’impatto dell’organizzazione sulla società. Include aspetti come le pratiche di lavoro, la diversità e l’inclusione, la salute e la sicurezza dei dipendenti, le relazioni con la comunità locale, il coinvolgimento nelle iniziative sociali.
Economica/Governance: questa dimensione è collegata alle prestazioni finanziarie e di governance dell’organizzazione. È qui che vengono analizzati i dati economici come la distribuzione del valore economico generato a favore degli stakeholder e i dati inerenti al sistema di governance dell’organizzazione.
La crescente importanza dello strumento nel quadro normativo: la nuova direttiva CSRD
Nel contesto sempre più cruciale della sostenibilità aziendale, l’Unione Europea sta spianando la strada verso una maggiore trasparenza e responsabilità delle imprese con l’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Questa nuova direttiva dell’Unione Europea, progettata per rafforzare il quadro normativo esistente e promuovere una maggiore divulgazione delle informazioni aziendali legate alla sostenibilità, rappresenta un passo importante verso uno sviluppo più sostenibile. L’obiettivo principale della CSRD è infatti quello di garantire che le aziende forniscano informazioni precise e comparabili sugli impatti sociali, ambientali e di governance delle loro operazioni. Ciò consente agli investitori, ai consumatori e in generale a tutte le parti interessate di poter prendere decisioni informate e sostenibili.
La direttiva CSRD sostituisce l’attuale direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), andando a rafforzare ulteriormente la divulgazione delle informazioni legate alla sostenibilità da parte delle imprese. Più nello specifico la nuova direttiva renderà obbligatorio redigere il bilancio di sostenibilità per:
1) le grandi imprese, non solo quelle quotate, e i gruppi che superano alla data di chiusura del bilancio almeno due dei seguenti tre criteri:
numero medio di dipendenti durante l’anno finanziario > 250;
attivo dello stato patrimoniale > €20 milioni;
ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (fatturato) > €40 milioni.
2) per le imprese quotate, ivi comprese le PMI quotate (escluse le micro-imprese quotate).
3) per le filiali UE di società̀ non UE con fatturato > €150 milioni.
In tal modo la nuova direttiva CSRD si applicherà̀ a circa 50.000 imprese nell’UE, rispetto alle circa 11.700 che sono soggette alle norme attualmente vigenti in materia di informativa sulla sostenibilità (Direttiva NFRD). Una prima estensione riguarda le grandi imprese non quotate, mentre una seconda riguarda l’eliminazione della soglia dei 500 dipendenti per le quotate, arrivando ad includere anche le PMI quotate (escluse le micro-imprese quotate).
Il bilancio di sostenibilità alla portata dei più piccoli: la case history di un maglificio marchigiano
Oggi la sostenibilità aziendale è diventata un tema cruciale per tutte le imprese, grandi e piccole: il ruolo delle Piccole e Medie Imprese (PMI) nel creare un futuro sostenibile non può essere sottovalutato.
A tale proposito un esempio di piccola impresa virtuosa in tema di reporting di sostenibilità è sicuramente rappresentato dal caso Clever Style Srl, azienda marchigiana operante nel settore tessile e specializzata nella produzione di maglieria Made in Italy. Nel 2022 l’azienda ha infatti pubblicato il suo primo bilancio di sostenibilità, documento elaborato seguendo i principi e le linee guida dei GRI Standards (standard internazionale per il reporting di sostenibilità). Attraverso l’elaborazione di questo documento Clever Style fornisce ai propri stakeholder una rappresentazione completa, chiara e trasparente delle proprie scelte, modalità di gestione, progetti, performance e in senso più ampio del proprio percorso strategico di sostenibilità aziendale.
Le principali motivazioni che hanno spinto Clever Style ad intraprendere questo primo percorso di reporting di sostenibilità sono state la crescita di credibilità e reputazione, la necessità di rispondere alle aspettative e di accedere a nuove opportunità di mercato, la riduzione dei costi e il miglioramento dell’efficienza.
Impegnandosi nella redazione di un bilancio di sostenibilità Clever Style intende dimostrare chiaramente ai propri stakeholder (dipendenti, clienti, fornitori, comunità locali ecc.), che prende sul serio le questioni legate alla sostenibilità. Questo impegno trasmette fiducia e credibilità, contribuendo a costruire una reputazione positiva che può rafforzare le relazioni commerciali e aumentare la fedeltà dei clienti.
I consumatori sono sempre più consapevoli dell’impatto delle loro scelte su ambiente e società. Per questo la sostenibilità sta rapidamente diventando un criterio chiave per l’accesso a determinati mercati e per la collaborazione con grandi aziende e catene di approvvigionamento. Le PMI che dimostrano di adottare pratiche sostenibili attraverso un bilancio di sostenibilità possono aprire nuove opportunità di business, partnership strategiche e reti di contatti preziose. La redazione di un bilancio di sostenibilità dimostra la volontà di adottare pratiche commerciali etiche e può fungere da prezioso elemento distintivo rispetto alla concorrenza.
La sostenibilità non è solo una questione etica, ma anche un’opportunità per le PMI di migliorare l’efficienza operativa e ridurre i costi. L’analisi e misurazione delle performance ESG aziendali può rivelare inefficienze e sprechi, conducendo a misure correttive che ottimizzano l’uso delle risorse. Ciò non solo ha un impatto positivo sull’ambiente e sulle persone, ma può anche generare risparmi a medio-lungo termine.
In conclusione questa case history ci dimostra quindi come anche le Piccole e Medie Imprese possono trarre numerosi benefici dalla redazione di un bilancio di sostenibilità e quanto un progetto di questo tipo possa influire sulla competitività delle PMI sul mercato.
L’immagine di apertura è di Maria Francesca Nitti.
* Co-founder di Nextrategy, consulente e formatore in materia di Sostenibilità d’Impresa, Alberto Curnis è il primo Sustainability/CSR/ESG Manager certificato UNI/PdR 109.1:2021 in Italia. È tra i consulenti di rén collective, associazione non-profit a supporto di brand, micro imprese, professionisti e studenti che vogliono integrare pratiche sostenibili nella propria attività o formazione.
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