L’affermazione dei materiali di nuova generazione per ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda non è facile e comporta investimenti e rischi imprenditoriali che hanno portato al fallimento di Mylo, il progetto più innovativo e promettente del settore. Ma la ricerca di un’alternativa ai materiali più inquinanti o di origine animale è cruciale per il futuro della moda e prosegue con un impegno sempre crescente

di Erminia D’Itria

Negli ultimi anni, designer come Stella McCartney hanno guidato una rivoluzione dei materiali per la moda con l’obiettivo di rendere il settore più sostenibile. Durante il vertice sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow, nel 2021, la stilista britannica ha dichiarato che la moda deve cessare l’uso della pelle animale affermando che “La moda deve abbandonare la pelle o morire provandoci”. 

Ovviamente tale dichiarazione ha immediatamente scatenato le reazioni degli operatori del settore conciario, gli stessi che oggi festeggiano il fallimento di Mylo, il materiale alternativo alla pelle generato a partire dal micelio – l’apparato vegetativo dei funghi – come annunciato da Bolt Thread , start-up produttrice del materiale. Nonostante il sostegno di Stella McCartney, Kering e Adidas  il finanziamento richiesto per lo sviluppo e commercializzazione del prodotto non è stato acquisito. Questa situazione sta spingendo tutti nel settore della moda a riflettere sul futuro. Le ragioni di ciò  sono principalmente di natura economica: i costi di produzione sono elevati e difficili da ridurre, gli investimenti nel settore sono limitati, e questi materiali non sono compatibili con le richieste del mercato.

materiali di nuova generazione

Nei mesi scorsi Bolt Threads, start-up produttrice di Mylo ha annunciato lo stop della produzione

In un tale contesto, il dominio della pelle di origine animale, del poliestere e del nylon non sembra quindi essere più in discussione…  ma è davvero così?

Il caso di Mylo evidenzia chiaramente come i materiali di nuova generazione (next-gen) abbiano difficoltà concrete a diffondersi su scala globale. Tuttavia in un contesto nel quale l’industria della moda è spesso denunciata come tra le più impattanti a livello ecologico del mondo, il sostegno e l’interesse da parte di brand di fama internazionale non sono destinati a diminuire. Il gigante del lusso Kering ha addirittura calcolato che l’impatto ambientale derivante dall’utilizzo di pelle animale superi quello combinato di tutti gli altri materiali impiegati nella produzione del Gruppo mentre secondo Nicolaj Reffstrup, co-fondatore di Ganni, le innovazioni nei materiali svolgeranno un ruolo cruciale nella riduzione delle emissioni di carbonio nell’industria della moda. 

Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, i marchi devono essere disposti a scommettere assumendosi dei rischi. Secondo Reffstrup, l’adozione di materiali di nuova generazione ad alte prestazioni che non comportano l’utilizzo di animali è indispensabile per liberare la moda dalla dipendenza da forniture e pratiche non sostenibili.

Questa visione ottimistica dei materiali di nuova generazione, considerati una promessa per il futuro, è comprovata dai dati. Sicuramente, nel biennio 2021-2022, quando il mondo stava affrontando una recessione economica, il settore dei materiali next-gen ha subito battute d’arresto. Tuttavia, considerando il periodo più esteso di dieci anni dal 2013 al 2022, si è verificata una crescita significativa sia in  termini di capitali investiti che di iniziative produttive e imprenditoriali ( “2022 STATE OF THE INDUSTRY REPORT: NEXT-GEN MATERIALS”).

Nel 2020, il valore stimato del mercato dei next-gen materials era di 35,5 miliardi di dollari e si stima che raggiungerà i 47,5 miliardi di dollari entro il 2025 ( Cfr. Atmos, 2023,  Reweaving the future inside fashions biomaterial-revolution)

Il tasso di crescita annuale è previsto essere poco più del 6% (cfr.“Preferred Fiber & Materials Market Report”). Contestualmente per il mercato globale del nylon si è calcolata un incremento su scala annua di circa il 5% per il 2024. Secondo le stime della Material Innovation Initiative, sono attualmente 102 le aziende produttrici di materiali di nuova generazione.

Tuttavia è realistico aspettarsi che molte start-up rischino il fallimento in uno scenario complicato non solo a livello economico  e finanziario. Le imprese devono affrontare sfide significative quando i risultati della loro innovazione si confrontano con i materiali attualmente utilizzati che per costi, funzionalità, prestazioni specifiche sono diffusissimi. Pensiamo a tessuti sintetici come la lycra, nota per la sua praticità e resistenza, o materiali come la pelle animale in grado di stabilire un rapporto sensoriale ed emotivo tra il capo e l’utente che lo scegli e utilizza. Non è una competizione facile per i materiali di nuova generazione che  spesso devono ricorrere all’addizione di componenti plastiche per emulare caratteristiche come la resistenza, la consistenza e la facilità di lavaggio. Tuttavia, dopo anni di ricerca e sviluppo stanno gradualmente affacciandosi sul mercato  un numero crescente di prodotti che combinano sostenibilità e qualità.

materiali di nuova generazione

MycoWorks è un’azienda specializzata nella creazione di prodotti simili alla pelle attraverso un processo che utilizza il micelio

Ad esempio, proprio nel settore del micelio, MycoWorks ha effettuato due round di finanziamento durante il periodo di crisi dei venture.  MycoWorks è un’azienda biotecnologica con sede a Emeryville, in California, specializzata nella creazione di prodotti simili alla pelle attraverso processi che utilizzano il micelio. L’azienda è stata fondata nel 2013 dai titolari Philip Ross, Sophia Wang e Eddie Pavlu e rappresenta una case history molto interessante di come sia possibile progredire in un settore in continua evoluzione. Infatti, MycoWorks ha investito trent’anni di ricerca per sviluppare un approccio esclusivo nell’uso del micelio come materiale biologico coltivato in fogli, invece di mescolarlo con la plastica. Si tratta di Fine Mycelium™ una tecnica brevettata per la coltivazione di materiali noti per la loro eccezionale resistenza, durata e performance. Questi materiali vengono coltivati in particolari vassoi in condizioni attentamente controllate dove a ogni foglio viene assegnato un codice unico. Questo metodo permette all’azienda di monitorare da vicino e regolare il materiale durante l’intero processo di crescita, dall’inoculazione al raccolto. Fine Mycelium™ è una piattaforma avanzata che consente ai progettisti di personalizzare completamente il materiale in base alle loro esigenze specifiche. Questo include fattori come lo spessore, la resistenza, la consistenza, il drappeggio e varie altre caratteristiche. Il progetto  ha suscitato l’interesse di aziende del lusso come Hermès  

I marchi si trovano ora davanti alla sfida di raggiungere obiettivi di sostenibilità per rispondere alla crescente richiesta dei consumatori. Come risultato, quello a cui stiamo assistendo, dopo il fallimento di Mylo, è l’affermazione progressiva di altre start-up che lavorano sui materiali di nuova generazione. 

Come recentemente discusso da Matthew Scullin, editorialista di Business of Fashion, stiamo assistendo alla fase di assestamento che si verifica quando un settore emergente supera l’iniziale entusiasmo attorno all’innovazione. Viviamo un periodo di crisi in un contesto sempre più impegnativo e sfidante e il futuro sarà delle aziende in grado di offrire soluzioni concrete. Ma c’è una reale richiesta del mercato e le opportunità sono altrettanto reali. 

Erminia D’Itria Assistant professor, Dipartimento di Design, Politecnico di Milano è  tra i docenti del Corso di Alta Formazione della moda sostenibile Out of Fashion.
La sua lezione è all’interno del secondo modulo del corso 2023-24
 “LA SOSTENIBILITÀ COME PROCESSO: I MATERIALI, LA CHIMICA E LA PRODUZIONE” in programma il 15-16 dicembre 2023.