di Paola Baronio

Ventisette anni, un sorriso contagioso e una laurea in Giornalismo ed Editoria alla Statale di Genova con una tesi sulla moda sostenibile, Virginia Grozio ha scelto il terzo settore come ambito della sua attività lavorativa: collabora infatti con l’ufficio stampa dell’Associazione Sclerosi Multipla e cura la comunicazione di Sarsì un progetto di moda sociale dedicato a donne in condizioni svantaggiate.
L’attività di Sarsì è collegata al Centro Anti-violenza Pandora, gestito dalla Cooperativa Mignanego, nel desiderio di offrire alle donne vittima di violenza la possibilità di emanciparsi attraverso la manualità e la creatività del fare moda.

Virginia Grozio

Sarsì è un termine genovese che significa rammendare e che evoca la pratica di riparare le reti da pesca – ci racconta Virginia – ma anche la possibilità delle donne di ricucire i frammenti della loro vita attraverso l’apprendimento del lavoro sartoriale”.
Sarsì è un marchio etico i cui capi sono realizzati  con materiali naturali, nel quale l’artigianalità si fonde con l’artisticità. Nel  laboratorio vengono realizzati modelli sartoriali e vengono riparati vecchi abiti che acquistano così nuova vita e nuovo valore. Sarsì, inoltre, organizza corsi di sartoria e refashion per aspiranti modelliste e offre inoltre alle clienti la possibilità realizzare capi da loro disegnati.

Virginia Grozio

Collezione Sarsì

La mia collaborazione a Sarsì risale alla ricerca intorno alla tesi di laurea – continua Virginia – nella quale ho scelto di riferirmi a casi concreti di moda etica sia a livello nazionale che locale. Ho iniziato con un tirocinio presso il laboratorio per la formazione dei crediti e non ho più smesso. Come progetto di moda sociale l’obiettivo di Sarsi è soprattutto nella proposta di tirocini di sartoria per favorire l’ingresso lavorativo. È un progetto che mette al centro la donna ma siamo orgogliosi della qualità dei nostri capi che sono venduti sulla piattaforma di e-commerce Etsi e promossi sulla pagine social di Facebook e Instagram.

Virginia Grozio
La passione per la moda etica e la vocazione per la comunicazione hanno portato Virginia Grozio ad organizzare la primavera scorsa l’Eco Fashion Day, una giornata interamente dedicata alla moda sostenibile che è stata ospitata presso il Palazzetto Rosso messo a disposizione da Alliances Françaises. Nel ricco programma un dibattito con esperti del settore, seguito da una sfilata multi-brand di marchi nati nell’ambito di laboratori sartoriali, accomunati da una forte attenzione per l’artigianalità e la sostenibilità.

Le modelle in passerella, tutte volontarie, rappresentavano le tipologie di donne vere, di ogni taglia. Tra i marchi che hanno preso parte alla giornata, oltre a Sarsì, Labito e Parpaya, anche alcuni legati all’esperienza di out of fashion come LaMafalda di Ilaria Ragusa e IUTY di Marta Zamparutti mentre tra i relatori è intervenuta Zoe Romano, la docente della nostra masterclass dedicata al Sistema dei Makers.

Virginia Grozio

Eco Fashion Day

Eco Fashion Day è stata una grande sfida – ci confida Virgina – ma anche una grande soddisfazione. Siamo riuscita a coinvolgere pubblico e addetti ai lavori, tra i quali la nota blogger di moda sostenibile Camilla Mendini che ci ha mandato un video da New York, con un budget inesistente. La città ha risposto bene e abbiamo l’intenzione di ripetere l’esperienza, magari con l’obiettivo di estendere la durata dell’evento, creando un festival di due o tre giorni. La formula è sicuramente da migliorare ma Eco Fashion Day è un sogno da ripetere”.

 

 

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