di Paola Baronio
Fondata nel 1945 come industria serica, Ratti Spa si è affermata, nel corso dei decenni, come uno dei maggiori produttori al mondo di tessuti stampati. Oltre custodire e valorizzare la propria arte del saper fare, attraverso il celebre archivio storico che racchiude più di 400.000 campioni di tessuto, Ratti non smette mai di guardare al futuro investendo nelle risorse, nell’innovazione e nella sostenibilità. Ne parliamo con Angela Caccia e Teresa Saibene, responsabili rispettivamente delle Risorse Umane e della Comunicazione di Ratti SpA.
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“Dal 2010 l’azienda è entrata a far parte del gruppo Marzotto – spiega Angela Caccia-. Oggi l’azienda è composta da 700 dipendenti di cui circa 500 in Italia, 160 nello stabilimento in Tunisia e 20 in Romania: comunque realtà produttive molto piccole, perché la maggior parte della nostra produzione è Made in Italy. A Guanzate controlliamo l’intera filiera produttiva: dalla fase creativa vera e propria, che riguarda il disegno e la progettazione dei tessuti, sino alla nobilitazione (tessitura, tintura, stampa e finissaggio). Il nostro fatturato si assesta intorno ai 100 milioni di euro”.
Siete molto attivi in termini di sostenibilità.
A.C. “Certamente sì. Entrare oggi in Ratti significa essere avvolti, e il verbo non è scelto a caso visto il nostro lavoro, da un patrimonio culturale che non ha eguali, tutelato e sviluppato grazie agli importanti investimenti che l’azienda ha compiuto negli ultimi anni al fine di migliorare la propria responsabilità sia nell’ambito della sostenibilità sia in quello fondamentale delle risorse umane. In quest’ultimo contesto, poi, Ratti dà vita a diversi e sempre più articolati progetti destinati alle giovani generazioni alle quali viene data la possibilità di avere diversi percorsi di inserimento nell’area creativa, in quella industriale e, non ultima, quella commerciale. Inoltre, negli ultimi quattro anni, attraverso l’acquisizione di nuovi macchinari, abbiamo investito 20 milioni di euro introducendo nuovi processi quali: l’installazione di un impianto fotovoltaico, impianti a maggiore efficienza energetica e idrica, la riduzione di rifiuti attraverso la raccolta differenziata, la riduzione di inquinanti e prodotti chimici oltre all’utilizzo di prodotti riciclabili attraverso un processo di economia circolare”.
Quando è maturata questa consapevolezza e come avete deciso di focalizzarvi sulla sostenibilità della vostra azienda?
Teresa Saibene: “Il percorso per rendere la Ratti sempre più responsabile e sostenibile è cominciato nel 2011. Il primo a crederci è stato il nostro AD che si è fatto promotore in prima persona di una comunicazione diretta a tutte le risorse interne con una campagna di sensibilizzazione sul tema. All’incontro hanno partecipato tutti i 500 dipendenti, ai quali è stato comunicato il percorso avviato attraverso gli investimenti ed i risultati ottenuti in termini di risparmio economico ed ambientale. Cavalcando la grande adesione e la reazione positiva il nostro Ad ha quindi chiesto il sostegno di tutti i dipendenti e collaboratori, convinto che la sostenibilità sia un comportamento virtuoso da attivare a qualsiasi livello, dalle persone che lavorano a stretto contatto con i macchinari, ai settori produttivi e industriali, cercando nel medesimo tempo, di trovare nuove idee e suggerimenti. Così è stato. La campagna di sensibilizzazione ogni settimana è stata dedicata ad un tema (acqua, energia, rifiuti), affrontato con un’informazione dettagliata sui comportamenti a livello globale così come nella nostra dimensione aziendale. I dipendenti sono stati invitati a lasciare messaggi e suggerimenti, alcuni dei quali hanno trovato subito una concreta realizzazione. È stato questo percorso di collaborazione improntato sul dialogo che continua e perdura ancora oggi.
A.C: “Oltre a questo, abbiamo inoltre attivato azioni concrete per la sostenibilità. Tra queste ci piace citare il car pooling: i dipendenti che aderiscono all’iniziativa organizzando degli equipaggi per raggiungere insieme in automobile la sede ricevono un contributo. Incentivi analoghi sono stati pensati per chi utilizza la bici come mezzo di trasporto. Fuori le mura della Ratti abbiamo poi chiuso alcuni accordi con il servizio di trasporto pubblico locale al fine di creare una linea che passasse e si fermasse davanti all’azienda, mentre sono state acquistate alcune auto elettriche messe a disposizione di tutti. Tante azioni grandi e piccole da praticare nel quotidiano. In tema di produzione poi, lo scorso anni abbiamo creato una collezione che definiamo responsabile che oltre alla costante innovazione propria del processo produttivo, pone particolare attenzione nella ricerca sui acquistando tessuti greggi realizzati a partire da fibre biologiche con l’obiettivo di proporre ai nostri clienti di una collezione sempre più sostenibile”.
Ci avete illustrato un’attività a 360 gradi, che immaginiamo complessa e impegnativa dal punto di vista dell’organizzazione aziendale. Quali sono i vantaggi ricavati da questa attività?
T. S.: “Gli investimenti fatti hanno portato innanzitutto un ritorno economico in termini di ottimizzazione. Un vantaggio sociale perché abbiamo attivato un circolo virtuoso tra le risorse interne dell’azienda, migliorando anche il nostro employer branding. Accanto a questo abbiamo avuto anche un vantaggio in termini di brand reputation: le aziende nostre clienti sono sempre più attenti a queste tematiche e scelgono Ratti perché siamo un partner affidabile e sostenibile”.
Alla luce della vostra esperienza, quella della sostenibilità è una scelta facoltativa da parte delle aziende dotate di maggiore visione o è ormai un’opzione non più negoziabile?
T.S.: “Per noi è una scelta indispensabile e imprescindibile. Quello che vorremmo sottolineare è che tutto ciò non è una semplicemente strategia di marketing o una storia da raccontare. Per Ratti è una scelta responsabile, che vive in simbiosi con le persone, il loro talento e la produzione. È impensabile parlare di qualità, eccellenza e stile senza considerare l’impatto che tutto questo comporta. Ogni nostro sforzo, investimento o ricerca si muove in una duplice direzione: mantenere l’eccellenza tipica della nostra arte e preservare il più possibile il patrimonio naturale che ci circonda”.
Siamo contenti di sentirlo. Quattro anni fa ci sentivamo dei pionieri per il contesto in cui operavamo, mentre ora ci rendiamo conto che la consapevolezza e la sensibilità per questi temi sono sempre più diffuse.
T.S. “Lo abbiamo notato anche nel nostro percorso. Aumentano sempre di più non solo i brand ma anche le occasioni di confronto e di scambio. Non verifichiamo solo la volontà di diventare partner ma anche il desiderio di condividere idee per il bene comune”.
Perché la collaborazione con Out of Fashion?
A.C. “Per la comune condivisione di valori: la sostenibilità, l’importanza della formazione dei giovani, il rapporto con la moda. Siamo curiosi di conoscere i partecipanti interessati allo stage presso la nostra azienda per costruire un percorso personalizzato sulla base delle loro aspettative”.
Per i giovani ci sono concrete prospettive di impiego nel settore tessile sostenibile?
A.C: “Assolutamente sì. Sempre più le aziende richiedono di realizzare collezioni sostenibili e sempre più sono alla ricerca di risorse per sviluppare ricerca e sviluppo. I giovani in possesso di una formazione in questo settore sono certamente competitivi”.
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