Racconto di Barbara Gallizioli

Sono in un luogo accogliente, luminoso, spazioso, non troppo affollato e, per fortuna, privo di odori strani. Non si sente puzza di pesce, di uomini ammassati, di fatica e sudore.
Qui le persone, soprattutto donne, sono gentili con me, mi toccano con i guanti, come fossi un oggetto prezioso, fragile e delicato, non vengo mai stropicciato o macchiato dalle mani unte dei bambini….
Di notte la luce si spegne, restano accesi pochi faretti in fondo, vicino alla strada… laggiù non sono mai stato messo, neppure all’inizio…
Il mio mondo cambiò improvvisamente una sera in cui faceva caldo…. La prima cosa che sentii furono rumori e voci e passi veloci e concitati… persone erano entrate nello spazio e stavano armeggiando nell’ufficio grande dove ero stato con cura depositato il giorno del mio arrivo…
Venni preso, o meglio prelevato, con forza e violenza da mani ruvide e sporche… l’alito poi puzzava di vino… non ci potevo credere… e portato via…senza custodia…
Lanciato insieme ad altri oggetti sul sedile posteriore… partii verso la periferia… e di colpo i luoghi che vedevo, ma soprattutto ciò che coglievo non erano nuovi… mi ricordavo il luogo dove ero nato… dove ero stato prodotto e assemblato…
Lo stesso cielo quasi… macchine e case… tantissimi bambini… puzza e sporco…
Il mio viaggio a ritroso nel tempo finì su una montagna di rifiuti…. Mentre piccole gocce di pioggia mi bagnavano… presto però piccole mani mi raccolsero… ero uno straccio ma a lei non importava… ero troppo bello per lei anche così…
Davanti a uno specchio m’indossò… mi rividi… le calzavo a pennello.