di Paola Baronio
Annalisa Bodini è una giovane fashion designer con una lunga esperienza del mondo della moda. Lavora fin da ragazza accanto alla madre stilista, ha frequentato dei corsi al St Martin College di Londra per poi iscriversi allo IED dove ha terminato il ciclo triennale di studi. L’attività nell’azienda materna a Roma l’ha portata a viaggiare moltissimo fin da ragazzina, in Cina e soprattutto in India, a osservare le dinamiche e le conseguenze della delocalizzazione nei distretti dove si svolge la produzione di moda per i brand occidentali ma anche a scoprire la qualità dell’artigianato locale d’oltrefrontiera, l’abilità delle ricamatrici e dei tintori, a interloquire con loro, a intrecciare rapporti e scambi anche personali.
Insieme alla collaborazione con l’azienda materna Annalisa porta avanti una ricerca sul tessuto e sulle tecniche di tintura attraverso la realizzazione di bellissimi scialli, realizzati in materiali naturali, con tessuti di pregio.Non si tratta ancora di un progetto commerciale definito ma di un’attività che le consente di lavorare sul suo senso del colore, di sperimentare la sua creatività e la sua fantasia: “Amo molto gli scialli perché non pongono costrizioni, li si indossa d’impulso, magari per definire uno stato d’animo. Per me sono come un foglio bianco, sul quale disegnare liberamente le mie emozioni”.
Oltre che una professionista della moda, Annalisa è anche madre di due bambini e cita il futuro dei suoi figli quando ragiona di sostenibilità, della necessità di attivare comportamenti virtuosi nella produzione della moda. Queste due anime si intrecciano profondamente nel suo vissuto, nell’espressione della sua attività e della sua creatività. Annalisa si muove e opera per costruire il proprio futuro ma soprattutto per preservarne uno a Bianca e Andres, i due piccoli di sette e tre anni.
Gli scenari che ha visto nei suoi viaggi di lavoro sono molto forti, come gli enormi cumuli di capi ed elementi di abbigliamento difettosi e scartati dai controlli di qualità dei brand del fast fashion. “In parte vengono utilizzati per un mercato interno oppure vengono lasciati lì, accantonati in mercatini locali, quasi abbandonati, in attesa che qualcuno si renda conto di loro. Nessuno ha l’obbligo di gestire queste rimanenze – spiega -. Sono immagini emblematiche dei meccanismi e delle conseguenze non calcolate della globalizzazione: la grande produzione di cose inutili. Enormi quantità di scarto. Prodotti male realizzati ma anche male progettati”.
Secondo Annalisa il fashion designer deve sentire la necessità di progetti responsabili, che tengano conto delle materie con le quali un prodotto è realizzato, delle competenze locali, della possibilità di utilizzo delle risorse del posto. Un tema che Annalisa conosce bene da quando collabora con aziende indiane nella ricerca, progettazione e realizzazione di singoli campioni o prototipi (soprattutto ricami) che vengono prodotti per marchi occidentali: “La sostenibilità deve essere parte della progettazione, per questo cerco di utilizzare materie prime locali e elementi di recupero come le pallette di plastica riciclata”.
Il progetto che in questo momento sta molto a cuore ad Annalisa però è in Italia e riguarda la valorizzazione della creatività ma anche del saper fare del nostro paese. “Sono stata coinvolta come designer nel progetto di una start up, una piattaforma che si propone come tramite tra il settore della creatività italiana nei settori della moda, del design, dell’arte con la promozione e la distribuzione. Il portale si chiama madeinitalyofficial.it ed è nella fase di definizione prima del lancio previsto nei prossimi mesi”. La ricerca di Annalisa è focalizzata su materiali e tinture per la realizzazione di scialli e foulard da inserire nella piattaforma: “L’Italia ha una grande tradizione artigianale e creativa che è apprezzata all’estero ma deve essere promossa e tutelata nel nostro paese se vogliamo mantenerne alto il prestigio e il valore aggiunto”.
Annalisa è una giovane professionista consapevole delle difficoltà che un impegno selettivo come il suo incontra ma anche una donna che ritiene la sostenibilità una risorsa imprescindibile: “Amo la natura e voglio mantenerla il più possibile intatta per i miei figli. La sostenibilità è l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per garantire il nostro futuro. Non guardo solo all’oggi e al domani, ma anche al dopodomani”.
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