di Paola Baronio
Clerici Tessuto Spa è una delle due aziende tessili coinvolte da quest’anno nel programma formativo di Out of Fashion IV. Insieme a Ratti Spa, Clerici Tessuto offrirà a uno dei partecipanti all’intero corso di Out of Fashion la possibilità di uno stage della durata tra i tre e i sei mesi presso l’azienda.
Clerici Tessuto è una delle più importanti realtà tessili mondiali per il settore del lusso, con le sue linee di abbigliamento donna e uomo, accessorio e arredamento.
Fondata nel 1922 da Rachele Clerici e dal marito Alessandro Tessuto come azienda per il commercio di tessuti di seta, è oggi giunta alla quarta generazione distinguendosi per una produzione rigorosa nell’ambito della sostenibilità.
“La nostra è una delle aziende leader a livello mondiale per i tessuti utilizzati dalle maison del lusso dell’abbigliamento donna e quindi è sicuramente un punto di riferimento per competenze, capacità e per il servizio erogato ai clienti – ci dice Stefano Bernasconi, amministratore delegato di Clerici Tessuto – . Siamo tra i pochi ad eseguire ancora lavorazioni come i tessuti chiné o “i velluti a bacchetta”, che hanno realizzazioni estremamente complesse. Clerici Tessuto riesce ad esprimere tutto il suo know how e il suo savoir faire per il mondo del lusso, attraverso prodotti di altissima qualità. Tuttavia rispetto al momento della sua fondazione l’azienda si è in espansa nella logica di rifornire le maison principali con accessori che oltre al settore donna, sono destinati all’uomo e alla divisione arredamento. Negli ultimi anni abbiamo per esempio realizzato proposte nel mercato dell’arredamento con un duplice ruolo: da un lato come fornitori di tessuti di alta qualità agli editori, dall’altro come piccolo editore fortemente connotato nella fornitura di tessuti per l’arredamento di lusso”.
Clerici Tessuto descrive il suo ciclo produttivo come una microfilera: vuole spiegarci cosa significa?
“Dall’importazione della sete greggia cinese, la lavorazione dal filato avviene tutta all’interno del nostro distretto. Per i prodotti destinati alle maison del lusso, il filato importato viene lavorato interamente fino al tessuto finito che presentiamo al cliente. Utilizziamo anche tessuti greggi d’importazione destinati al segmento di mercato prêt-à–porter sui quali realizziamo tutte le lavorazioni fino alla consegna finale al cliente”.
Siete in grado di controllare completamente la filiera?.
“Sì, tutta la filiera nella sua interezza. È uno nostri dei valori distintivi rispetto a molti altri competitor che nel settore vengono definiti converter, nel senso che comprano il tessuto, eseguono le fasi finali di finissaggio e consegnano al cliente. Noi invece partiamo proprio dalla tintura in filo, realizziamo tutta la fase di tessitura oltre ovviamente al finissaggio e alle lavorazioni”.
Comportamenti virtuosi come il controllo della microfiliera, la responsabilità sociale, la conservazione della tradizione e della cultura del territorio sono contenuti distintivi dell’azienda consapevole che Clerici Tessuto mette in pratica da sempre. Sono contenuti certamente valoriali per la reputazione del vostro marchio che tuttavia immagino abbiano anche un costo considerevole a livello economico e organizzativo. Essere un’azienda consapevole comporta più oneri o vantaggi?
“Su temi come questi è difficile esprimere una dicotomia tra oneri e vantaggi. Noi siamo consapevoli per scelta etica e per il rispetto delle generazioni future. Sosteniamo ovviamente una parte di spese in più dovute alla tracciabilità e agli aspetti organizzativi. Ma di fatto il prezzo maggiore della seta organica è dato prevalentemente dal costo delle materie prime che nella fase attuale non hanno ancora raggiunto determinate economie di scala. Ci sono infatti rese della coltivazione che portano a un prezzo maggiore della materia prima. L’onere maggiore è quindi dovuto alla materia prima più che all’organizzazione. I vantaggi, oltre al rispetto della business ethics e all’impatto sulle generazioni future, sono quelli di riuscire a essere tra i primi nel mercato a fornire prodotti la cui qualità è riconosciuta e apprezzata: si sta rapidamente creando una sensibilità diffusa sul tema della sostenibilità del prodotto”.
Mi sta dicendo che per un’azienda come la vostra non è così impegnativo dal punto di vista economico-organizzativo avere dei comportamenti etici e trasparenti e che, in sintesi un’azienda virtuosa non è necessariamente un’azienda che ottiene meno guadagni?
“Ci sono dei costi superiori rispetto a una gestione normale, perché questi prodotti richiedono un trattamento e una gestione estremamente puntuale e precisa. Ma non è questa la variabile che porta un’azienda ad avere un bilancio in perdita o in utile”.
Quindi gli oneri maggiori dipendono dall’acquisto di materiali o tessuti di qualità, per la quale Clerici Tessuto è nota nel mondo?
“Le ragioni che determinano la differenza sul prezzo finale sono in un certo senso analoghe a quelle affrontate nel mondo alimentare. Nel bio le materie prime e i processi di lavorazione devono avere determinate caratteristiche che portano a un prezzo finale un po’ più alto rispetto ad alimenti meno controllati. La stesso avviene nel settore del tessile. La differenza fondamentale sta nel costo delle materie prime e nell’uso di certi accorgimenti nei processi. Questo genera oneri maggiori che tuttavia non rappresentano le ragioni di guadagno o di perdita di un’azienda”.
In quest’ottica, perché la collaborazione con un corso di moda sostenibile come Out of Fashion?
“Perché abbiamo riscontrato una condivisione di valori sulla sostenibilità e sul futuro sostenibile che stiamo portando avanti anche noi come azienda. Crediamo che questa vicinanza favorisca la nostra collaborazione e vogliamo aiutarvi a sostenere la promozione di questo sistema di valori tra i giovani”.
Che tipo di esperienza di stage potete proporre allo studente che sarà selezionata nel corso delle masterclass?
“Sostanzialmente due tipi di esperienze. Una è un percorso all’interno dell’ufficio stile e dell’ufficio prodotto per capire come trasformare una richiesta stilistica del cliente in prodotto e comprendere le logiche e i meccanismi di funzionamento per l’approccio alla creatività che cerchiamo di portare nel nostro lavoro per soddisfare i nostri clienti. Un altro percorso è invece quello più legato alla supply chain: consiste nell’affiancare persone nei nostri uffici che seguono la programmazione delle lavorazioni esterne, quindi venire a contatto con il processo produttivo e verificare da vicino quali sono le problematiche da affrontare per ottenere un tessuto di qualità in termini di resistenza e solidità, come richiesto dalle normative attuali. Quindi due percorsi di crescita: uno che affronta le tematiche della creazione – che sono un po’ il cuore di quest’industria – l’altro di osservazione del processo di lavorazione, quindi cosa vuol dire programmare una tintura piuttosto che una stampa”.
Che tipo di figure sono richieste nel tessile in questo momento per i giovani?
“Paradossalmente, quantomeno negli stadi a monte della filiera produttiva, nel settore tessile c’è una difficoltà sostanziale a trovare competenze in grado di produrre valore per il mercato. Abbiamo problemi a individuare persone in grado di fare realmente innovazione di prodotto, di riuscire a interpretare in maniera efficace le richieste di un cliente che esprime un briefing estremamente sintetico, ma poi si basa su percezioni o su idee abbastanza generiche. Non è facile tradurre certe indicazioni in un prodotto che possa entrare in una collezione d’alta moda”
I giovani che si avvicinano alla vostra azienda che tipo di formazione posseggono?
“Dipende. Alcuni escono dalla scuola superiore, come l’istituto tecnico Paolo Carcano (setificio) o la scuola professionale Oliver Twist di Como oppure altri hanno fatto dei Master in Fashion. Le prime provenienze sono più legate al mondo tecnico, la seconda più al mondo dello stile. Ovviamente parliamo delle aree che connotano maggiormente il settore”.
Ritiene che la conoscenza di tematiche relative alla sostenibilità possa costituire un contenuto distintivo e valoriale nel curriculum di un giovane che vuole lavorare nel settore tessile?
“In questo momento certamente sì. Tra un paio di anni faranno parte del patrimonio comune e saranno ritenute indispensabili, perché la cultura di queste tematiche si sta affermando molto velocemente. In questo momento chi possiede esperienza sui prodotti di moda sostenibile, soprattutto negli aspetti legati al rispetto per l’ambiente, offre una competenza senz’altro apprezzata nel nostro settore”.
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