Quando le tradizioni di un popolo antico incontrano la moda etica, nasce una vera e propria sfida: offrire un’alternativa economica sostenibile alla comunità Maasai che vive nella regione di Arusha, nel Nord della Tanzania. Una sfida raccolta dall’Istituto Oikos – organizzazione non-profit impegnata in Europa e nei paesi in via di sviluppo nella tutela della biodiversità e nella diffusione di modelli di vita sostenibili – che ha presentato nei giorni scorsi all’Acquario Civico di Milano una bellissima capsule di borse in pelle realizzate da una comunità di 25 donne Masaai con la collaborazione della designer di moda etica Marina Spadafora.
Le borse sono prodotte da una piccola conceria vegetale alle pendici del Monte Meru che trasforma ciò che tradizionalmente è considerato materiale di scarto in pelle trattata ecologicamente. Borse, cinture e altri accessori realizzati a mano in un laboratorio ad Arusha, da cui escono prodotti dall’alto valore estetico e sociale insieme. Un’opportunità di sviluppo per le donne Maasai della Tanzania la cui sopravvivenza è minacciata da una siccità senza precedenti che ha decimato il bestiame, unica fonte di reddito per l’intera comunità.
In risposta a tali minacce Istituto Oikos ha deciso di avviare una start up sostenibile e innovativa realizzata nell’ambito del progetto Terra – finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – che annovera tra i partner il Comune di Milano, la storica conceria toscana Newport e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA).
I prototipi delle borse finora realizzate ed esposti durante la presentazione hanno riscosso un ottimo riscontro: l’obiettivo è ora quello di realizzare una collezione che, oltre a soddisfare le richieste del mercato, sia compatibile con i numeri ridotti delle pelli degli animali, con la tempistica della concia manuale e della lavorazione artigianale.
Nel frattempo Oikos ha attivato l’apertura sulla piattaforma Rete del Dono di una campagna di raccolta fondi. Le donne Maasai contano su di noi: per contribuire, cliccate qui.
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