di Paola Baronio
Siamo convinti che i percorsi della moda possano portare molto lontano e favorire incontri speciali. Un percorso che diventa ancora più appagante seguendo le orme della moda sostenibile che racchiude in sè non solo l’esigenza del bello ma anche la ricerca di condivisione di valori e sensibilità. L’Atelier di out of fashion che si è tenuto in due occasioni al Mercato coperto di Lorenteggio ha rappresentato per la community che si è creata  intorno ai corsi di moda etica e sostenibile un’esperienza professionale e umana molto significativa. E’ stata l’occasione di scambi e di incontri. Come quello con Ulla Manzoni, che lo scorso dicembre è stata ospite speciale all’Atelier dove ha portato i suoi deliziosi lavori a maglia realizzati con lane di riciclo. Ulla è una donna speciale e anche molto coraggiosa. La sua conoscenza mi ha ispirato un articolo che ho pubblicato sul mio blog e che vi proponiamo:

STORIE DI DONNE E DI CORAGGIO: ULLA MANZONI

Voglio dedicare il mio primo post del 2016 a una donna molto speciale. Si chiama Alba Ulla Manzoni ma per tutti è Ulla. È Ulla per la gente del quartiere Lorenteggio-Giambellino che la incontra alla Casetta Verde di via Odazio dove coltiva l’orto collettivo e organizza laboratori di maglia aperti a tutti, è Ulla per gli attivisti delle varie associazioni di zona che si battono per la rigenerazione del quartiere. È Ulla per i volontari della Caritas con i quali collabora nell’assistenza di anziani e indigenti. È Ulla per Giuliano Pisapia a cui ha mostrato lo stato di degrado delle case popolari dell’Aler quando il sindaco ha fatto il suoi giro di ricognizione. È Ulla per l’archistar Renzo Piano che l’ha conosciuta nell’attività di rammendo urbano delle periferie del suo G124 e che l’ha citata come un esempio delle perle di umanità del Giambellino in un’intervista sul Corriere del 23 novembre scorso: “Ulla apre la sua porta a chiunque abbia bisogno”, ha detto.

I lavori di Ulla all'Atelier di out of fashion

I lavori di Ulla all’Atelier di out of fashion (ph. Duilio Piaggesi)

Quando l’ho conosciuta non sapevo niente di tutto questo. La verità è che Ulla mi ha colpito all’inizio per il suo aspetto. Ero al Mercato coperto di Lorenteggio in occasione degli Atelier di out of fashion e l’ho subito notata mentre osservava con occhio esperto i vestiti esposti. “Guarda che bella signora – mi sono detta – . Sarebbe una modella ideale per una sfilata di moda etica”. Lei si è accorta del mio sguardo, ha ricambiato il sorriso e, dopo due chiacchiere sulla comune passione per la moda, mi ha chiesto se volevo andare a casa sua per assaggiare un dolce che aveva preparato per alleviare un po’ il caldo di quei giorni. Un invito al quale ho aderito spinta soprattutto dalla curiosità: volevo saperne di più di questa donna non più giovane ma dal piglio di ragazza che al mercato conoscevano tutti.

Le case popolari Aler in via Lorenteggio

Le case popolari Aler in via Lorenteggio

L’incontro con la casa di Ulla è stato forte, perché abita in uno degli edifici più fatiscenti che abbia mai visto a Milano. Un cortile che dire disastrato è poco, con i mucchi di immondizia, le facciate scrostate, gli infissi divelti, i portoncini arrugginiti dai vetri sfondati, i pannelli dei campanelli danneggiati.  All’interno delle scale è pure peggio: gradini dissestati, portoni delle case blindati, qualcuno anche cementato. Ulla è tra i pochissimi inquilini regolari, la maggior parte delle abitazioni del suo edificio Aler è occupata abusivamente. Da anni chiede di essere trasferita in un’abitazione più adatta alla sua età, che abbia almeno l’ascensore e condizioni decenti, ma pare ci sia una lista davanti a lei di centinaia di casi. Ho salito le scale a piedi (serve specificare che non ci sono ascensori?) con gli occhi sgranati e un senso di apprensione, di pericolo. Al terzo piano, il portoncino della casa di Ulla, decorato da una coroncina di voile, è un’apparizione quasi surreale.

La casa di Ulla

La casa di Ulla

Poi la sorpresa di un piccolo salotto tappezzato di libri, quadri e fotografie in bianco e nero, illuminato dal blu di una collezione di vetri e una tenda di pizzo dalla quale si intravvede un balconcino fiorito. Con l’assaggio del dolce e il caffè ho scoperto che Ulla è un’artista, che ha partecipato a collettive importanti con le sue sculture tessili, che negli anni ’70 i suoi capi di maglieria sono apparsi nelle riviste di moda accanto alle creazioni di Kenzo, che ha viaggiato il mondo in autostop, tornando ogni volta a Milano carica di tessuti e arredi che hanno decorato case recensite da riviste di architettura. Ulla è stata, ed è, una gran cuoca e si è sempre guadagnata da vivere con la cucina. Anche in questo campo è stata una sperimentatrice:  “Cumino, cardamomo, paprika… sono stata tra le prima a usarle: mi chiamavano la Signora delle Spezie!”, ricorda. Ha cucinato per tante famiglie della Milano bene, ma anche per i numerosi eventi che si organizzavano negli anni ’80 in una città che si apriva alla moda, all’arte, al mondo.

La copertina della rivista Annabella del 1978 con il maglione di Ulla abbinato a una gonna di Kenzo

La copertina della rivista Annabella del 1978 con il maglione di Ulla abbinato a una gonna di Kenzo

Nella sua piccola casa custodisce ancora le riviste e le locandine che testimoniano l’attività di quegli anni. Vive al Lorenteggio nelle case popolari dal 1987. “All’inizio non era male – racconta -. La vita di alcuni era complicata, c’erano tante famiglie in difficoltà ma anche un forte senso di vicinanza. Ci si conosceva tutti, ci si aiutava l’uno con l’altro. Poi si è tutto sgretolato, l’Aler ha abbandonato la cura delle case in maniera vergognosa con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, la gente del quartiere è cambiata tantissimo, sono arrivate comunità che non si integrano. Poi le occupazioni, la paura che ti attanaglia la notte, quando senti che sulle scale stanno sfondando e che si prenderanno una nuova casa, l’ennesima”.
Da quando la conosco è successo più volte. Dopo quelle ore in bianco per i rumori, le grida, i mobili spostati, Ulla si alza, si prepara un caffé, sceglie una combinazione di abiti e accessori che la rendono così elegante, lascia quel piccolo nido di resistenza umana che è la sua casa, ed esce per una delle sue giornate fatte di persone e di incontri. Non è una donna sola Ulla: ha tanti amici e tante amiche, persone che condividono i suoi valori. Ma lei ha una forza particolare che mi colpisce e mi commuove anche un po’.
È a Ulla, e al suo coraggio, che dedico la mia prima storia del 2016″.