Il Movimento della Moda Responsabile è un network composto da brand, produttori, aziende, cooperative e professionisti che operano quotidianamente nel sistema della moda per imprimere un reale cambiamento. Ne parliamo con Silvia Stella Osella, tra i firmatar* di un Manifesto che vuole dare voce a un’industria italiana sempre più responsabile, accessibile e riconosciuta
di Paola Baronio
In questi giorni nei quali il cambiamento climatico è di drammatica attualità e il surriscaldamento del pianeta generato dalle milionate di anidride carbonica rovesciate nell’atmosfera dalla produzione industriale è diventato un’emergenza mondiale, la nascita del Movimento della Moda Responsabile è una buona notizia.
Perché se è ormai notorio che quella dell’abbigliamento è tra le industrie del mondo più impattanti a livello ambientale e sociale, è arrivato il tempo che la moda si dia una regolata e che dopo alle tante dichiarazioni d’intenti si passi ad azioni che portino a un reale cambiamento.
Nel settore della moda, che ha nel suo DNA il codice dell’individualità, la decisione di associarsi in un movimento collettivo per un progetto condiviso tra i vari soggetti e veramente inclusivo di ogni realtà, è già di per sé un atto rivoluzionario.
Lanciato lo scorso aprile in occasione del decimo anniversario dal crollo del Rana Plaza il Movimento della Moda Responsabile è un network composto da brand, produttori, aziende, cooperative e professionisti che operano quotidianamente nel settore della moda. Alcune delle realtà partecipanti sono anche concorrenti tra di loro sul mercato, ma l’urgenza della necessità di un cambiamento e l’obiettivo di ottenere risultati condivisi, ha abbattuto le barriere favorendo scambio di opinioni ed esperienze.
La prima azione del Movimento è stata la dichiarazione del Manifesto per la Moda Responsabile in Italia che ha come fine quello di creare un’industria della moda sempre più consapevole, accessibile e riconosciuta.
Attraverso il manifesto, il movimento partecipativo si rivolge alle aziende per promuovere trasparenza della filiera e pratiche virtuose per un impatto sociale positivo, alle istituzioni per la proposta di nuove norme che sostengano produttori e consumatori nel percorso verso la sostenibilità e – ultime ma non ultime – alle persone per condividere la consapevolezza, il pensiero critico e il consumo consapevole e rendere più facile l’identificazione di aziende virtuose e responsabili.
Dai primi istanti dopo il lancio attraverso social e comunicazione alla stampa, il Movimento della Moda Responsabile ha avuto subito immediata risonanza e nella comunità di imprenditor*, giornalist*, attivist*, designer, influencer e appassionati* si è creato un grande interesse. Nel sito istituzionale oltre ai link al Manifesto, all’agenda, all’elenco delle realtà che si sono unite al Movimento, sono offerte infatti le varie modalità di adesione, partecipazione e diffusione dei contenuti sono sempre aggiornati sul profilo Instagram del Movimento.
Ma come è nata un‘iniziativa del genere che mette d’accordo oltre 20 realtà tra professionisti, brand, cooperative, aziende e produttori e, soprattutto: quali saranno le prossime mosse di un Movimento inclusivo che ha l’ambizione di creare cambiamento in un ambiente così settario come quello della moda? Ne parliamo con Silvia Stella Osella, designer, consulente creativa, divulgatrice di moda sostenibile che ha preso parte al progetto dalla sua ideazione.
“Abbiamo lavorato in silenzio per mesi per mettere a punto un Manifesto che rappresentasse i valori in cui crediamo, promuovendo come Movimento una moda più equa – ci racconta Silvia – . A unirci è stato un elemento comune come l’esigenza di creare una realtà tutta italiana che ci permettesse di confrontarci, mettere in comune conoscenze e pratiche virtuose”.
Qual è stata l’occasione che ha dato vista a questo movimento nascente?
“Non c’è un giorno esatto, ma direi intorno a fine settembre quando una serie di realtà commerciali sentivano l’esigenza di proporre un’alternativa all’offerta del Black Friday. Si sono attivati contatti tra persone che si occupavano di sostenibilità nella moda per parlarne al riguardo. Il passaparola è stato rapido e quando ci siamo confrontati in una call, ci siamo trovati felicemente sorpresi del piacere di stare insieme, di essere in tanti e ognuno con expertise complementari su una tematica così specifica. Il Black Friday era in effetti troppo vicino per contrapporci qualcosa di significativo ma questo incontro è stata l’occasione di sentire la voce di tutt*, anche di realtà di valore che hanno meno visibilità di altre. Competenze ed energie che hanno subito dato il là alle attività per un progetto che poteva essere lanciato in occasione di Fashion Revolution Week. Da settembre ad aprile abbiamo partecipato a call settimanali dedicate ad immaginare il Movimento e scrivere il Manifesto”.
Perché è importante un’iniziativa del genere nel panorama dell’attivismo della moda sostenibile? Che cosa non c’era e cosa c’è ora che il Movimento è stato lanciato?
“Abbiamo tutt* avvertito la stessa situazione, ovvero la mancanza di qualcosa sul territorio italiano che rappresentasse professionisti, brand, manifattura locali che si muovono con le dinamiche di questo Paese avendo priorità e richiesta di istanze proprie. Non c’era e ora c’è uno spazio di confronto di tutti e comune”.
Il network del Movimento è molto ampio e aperto. Ma come si distingue il livello di partecipazione e di rappresentanza?
“L’impegno per definire la struttura e le direzioni del Movimento e per scrivere insieme il testo del Manifesto da parte dei firmatari è stato importante. Le altre realtà che si sono avvicinate al nostro progetto ma che non hanno potuto essere così attive diffondono il Movimento da sostenitori”.
Quali sono le prossime mosse?
“La prima sarà di completare il lavoro di definizione della nostra forma associativa. Al contempo stiamo organizzando dei tavoli tematici per portare avanti l’attività della nostra agenda. Ci incontreremo in una sessione plenaria nella quale definiremo iniziative e calendario”.
Nelle varie forme di comunicazione del Movimento incentivate anche la partecipazione delle “persone”. In che modo pensate di coinvolgerle?
“Le persone sono importantissime. Dopo il lancio abbiamo avuto una grande adesione da appassionati e consumatori consapevoli nel diffondere il manifesto e l’agenda e nel richiedere informazioni attraverso il modulo sul nostro sito. È un feedback preziosissimo in questa fase nascente del movimento. Ascoltiamo e diamo risposta a tutt*”.
Paola Baronio è una giornalista professionista con una lunga esperienza nell’editoria e nell’informazione online. Da 10 anni si è specializzata sui temi della moda etica. È tra gli autori di Fashion Change, il libro sulla moda consapevole e sostenibile edito da Connecting Cultures e tra i docenti della Masterclass di Out of Fashion dedicata alla Comunicazione. Nel 2014 ha aperto il blog di lifestyle lamiacameraconvista.com
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