Fondato nel 1795 il Lanificio Paoletti è un’azienda familiare che da dieci generazioni sviluppa e intreccia tessuti in pura lana cardata. Una realtà profondamente radicata nella cultura del territorio veneto che si distingue per la visione etica della sua attività imprenditoriale e per una produzione sempre più sostenibile
di Roberta Raeli
Il territorio
Siamo a Follina, Treviso, tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene, zona Patrimonio Unesco. Tra le colline ricamate da vigneti dove, come scriveva Andrea Zanzotto, illustre poeta autoctono, “scorre acqua cruda di primavera”. Il nome deriva dalla “follatura” dei panni, il lavaggio e infeltrimento, che si diffuse grazie all’abbondanza di pascoli e corsi d’acqua come il Fulina, toponimo legato ai folloni, i mulini ad acqua con cui si follava la lana. Terra di distretto laniero florido da fine ‘600, dove l’arte venne introdotta dai monaci cistercensi dal XII secolo.
A Follina, dal 1800 a seguire erano in funzione 13 lanifici, ora ne è rimasto uno.
Fondato nel 1795, il Lanificio Paoletti è un’azienda familiare che in dieci generazioni ha resistito a guerre, conflitti, rivoluzioni, trasferimenti. Da due secoli è parte integrata di un territorio, dove ci racconta Paolo Paoletti, “l’energia creativa precorre i tempi e la produzione tessile fa tesoro della memoria”.
Un Made in Italy che dal Veneto parla con il mondo intero, creando lavoro e cultura.
È qui che oggi la famiglia Paoletti, rappresentata da Andrea Paoletti con i figli Paolo, Amministratore Delegato insieme a Marco e la cugina Federica, portano avanti una nuova tradizione laniera, tra memoria e ricerca. Un presente e un futuro sostenuti da un passato e una storia importanti, come è evidente dalla visita all’archivio storico dell’azienda, inestimabile fonte creativa di sviluppo e innovazione.
“L’archivio tessile testimonia l’evoluzione manifatturiera dell’azienda e costituisce una risorsa dal potenziale innovativo a disposizione di tecnici e designer. L’ambiente architettonico più antico del lanificio ospita raccolte tessili e documentarie a partire dall’Ottocento, conservando campionari di stoffe e filati, registri di gestione della produzione, strumenti di progettazione e lavorazione, manuali e riviste specializzate, fotografie storiche, corrispondenza” raccontano i Paoletti che hanno destinato questo spazio anche all’esposizione di mostre documentarie tematiche in dialogo con artisti emergenti. Nell’archivio è presente una selezione di libri campionario che testimoniano la produzione storica del lanificio dall’800 ad oggi, in corso di digitalizzazione e consultabile su richiesta a scopo di ricerca.
L’archivio è dunque visitabile su appuntamento e anche durante le visite guidate organizzate dal Lanificio.
La struttura aziendale oggi è sviluppata su una superficie di 10.000 metri quadri, con parco macchine di 24 telai elettronici e meccanici che elaborano intrecci e disegni complessi, affini a veri e propri effetti jacquard ottenuti su telaio ortogonale. Vi lavorano 20 addetti alla filiera per la produzione di 400.000 metri di tessuto all’anno. Il Lanificio Paoletti realizza tessuti in lana cardata a ciclo completo, dalla mistatura delle lane in fiocco alla disposizione del finissaggio, con i processi di cardatura, filatura, ritorcitura, orditura, tessitura, rammendo.
Ricerca, cultura e sostenibilità
Un forte e radicato legame con il territorio e le sue maestranze, ma anche il piacere di intrecciare rapporti e collaborazioni eclettiche con i mondi dall’arte, dell’architettura e del design, aprendo le porte del lanificio ad artisti residenti e progetti etici e sociali.
È con questa sensibilità che i Paoletti dal 2012 hanno creato ‘La Via della Lana’, una rassegna annuale di eventi sulla cultura della lana, che celebra la cultura del lavoro trasformando la fabbrica in un luogo di contaminazioni e condivisioni di esperienze accomunate da un impegno etico: il recupero senza spreco, il rispetto delle persone, dell’ambiente e degli animali.
Le lane utilizzate nella produzione tessile sono suddivise per paesi d’origine, razza ovina e caratteristiche, e con trasparenza elencate nel sito dell’azienda che riporta inoltre la storia del lanificio, i valori, l’identità delle materie prime, la struttura produttiva, le tecniche di lavorazione.
Il lanificio è impegnato attivamente in un progetto di filiera a chilometro 0, recuperando le lane della pecora dell’Alpago, una specie autoctona a rischio estinzione in collaborazione con la cooperativa di allevatori e pastori Fardjma.
La maggior parte degli allevatori dell’ Alpago hanno greggi di poche pecore e le chiamano tutte per nome!
Per la nuova collezione il Lanificio estende il suo impegno verso una produzione sempre più sostenibile. “Oltre alla famiglia lana dell’Alpago, questa è la prima collezione in cui abbiamo modo di utilizzare in pieno i due certificati che ci sono stati riconosciuti e cioè il GRS (Global Recycle Standards ndr), il più importante standard internazionale per la produzione sostenibile di indumenti e prodotti tessili realizzati con materiali da riciclo, che certifica la filiera e l’approccio etico, non solo al prodotto ma anche verso i professionisti e agli allevamenti con cui lavoriamo, e un’ulteriore certificazione volontaria che abbiamo voluto acquisire sul trattamento degli ovini negli allevamenti da cui ci riforniamo. Filati etici dunque, un traguardo che ci impegna da tempo”, chiosa con orgoglio Paolo in un racconto nel quale le trame dei tessuti si intrecciano in un bagaglio inestimabile di valore, cultura e tradizione. Esempio di come l’uomo possa col-laborare con la natura, impegnandosi a preservarla, nella creazione di prodotti fatti per durare e per raccontare storie che saranno tramandate di generazione in generazione.
Roberta Raeli è ethical designer e consulente prodotto e immagine di collezioni e capsule. E’ fondatrice e designer di RRaro, progetto indipendente di prodotti sartoriali fatti in Italia con attenzione all’etica, alla trasparenza e alla sostenibilità. Collabora con magazine, testate e scuole per raccontare il saper fare del suo territorio e divulgare il valore dell’ artigianato.
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