Si sente parlare ancora troppo poco del design zero-waste nel campo della moda. Ma cosa è, e soprattutto, quali sono i suoi impatti positivi? Ce ne parla la designer Camilla Carrara, titolare del brand Zerobarracento

di Camilla Carrara

Il mercato della moda negli ultimi anni si è evoluto notevolmente. Non è più sufficiente disegnare belle linee e utilizzare colori di tendenza. I consumatori sono diventati sempre più consapevoli sui temi della sostenibilità e sull’enorme impatto ambientale del fashion system.  La sfida per i designer è quella si offrire un prodotto all’altezza delle loro aspettative e delineare una strategia di design responsabile che dia un valore aggiunto rispetto ai prodotti della concorrenza che ancora si muove con le logiche di progettazione e produzione ‘tradizionali’.

Uno degli approcci metodici più innovativi nella progettazione nel settore della moda è lo zero-waste. Ma cos’è, e soprattutto, quali sono i suoi aspetti positivi?
Ogni anno, il nostro pianeta è invaso da un numero sempre crescente di rifiuti. La maggior parte di quelli tessili viene generata proprio dall’industria della moda. Sapevate infatti che circa il 15%  del tessuto viene buttato durante il processo di produzione del capo? Invece la tecnica di modellistica zero-waste permette ai designer di non avere avanzi creando una sorta di puzzle con i pezzi che compongono i capi e permettendo di utilizzare il tessuto nella sua interezza, eliminando gli scarti alla base.

Un esempio di marchio zero-waste è Marie Labarelle che ha lanciato il suo brand di abbigliamento femminile a Parigi nel 2005.  Durante i suoi viaggi, Marie va alla ricerca di tessuti unici e persistenti che nobilita lei stessa, utilizzando tinture naturali e non inquinanti ricavate dalle piante.
Il suo amore per i tessuti e l’immensa attenzione che vi dedica l’hanno portata a inventare un repertorio di forme di abbigliamento “zero waste” che richiedono un taglio minimo e non producono rifiuti. La sua formazione di architetto alimenta l’invenzione delle proprie regole di taglio, componendo un abile gioco geometrico per accogliere il corpo femminile colto nelle sue tre dimensioni. Le sue creazioni sono l’occasione per un elaborato dialogo tra le emozioni del tessuto e quelle del corpo che le piace interpretare attraverso i movimenti tangenziali della danza contemporanea.

Un secondo esempio di grande valore è Emroce, una collezione di costumi da bagno ideata con l’obiettivo zero waste  e con modelli funzionali dalla vestibilità perfetta. Nei capi Emroce, ogni elemento è scelto per la sua funzionalità, niente fronzoli o orpelli.

Zero Waste Daniel  (ZWD) è il brand di uno stilista di abbigliamento con sede a New York , un pioniere dello stile di vita “zero-waste” che utilizza i rifiuti pre-consumo provenienti dall’industria dell’abbigliamento della sua città, così come altri materiali difficili da riciclare, per creare una linea di abbigliamento e accessori genderless. Alla ZWD, gli scarti di tessuto sono ridotti a zero. Oltre alle tecniche di modellistica, per i suoi prodotti Daniel utilizza i più svariati materiali di recupero, compresi mosaici di piastrelle e ogni materiale tessile portato nel laboratorio/negozio. Ad oggi, ZWD ha collaborato con marchi come Alice + Olivia, Pact, ThredUp, American Express, Google, Nissan e il Dipartimento di igiene della città di New York.

Zerobarracento

La moda outerwear gender e age-neutral di Zerobarracento

Concludo nominando ZEROBARRACENTO, il mio brand di outerwear gender e age-neutral impegnato nello sviluppo di prodotti zero-waste.
Zero sta per 0 rifiuti, meno inquinamento ed emissioni ridotte, così come 0% gender; 100 per 100% alta qualità, Made in Italy, tracciabilità, sostenibilità e trasparenza della produzione. Il marchio ridefinisce i processi produttivi e le scelte che concorrono alla creazione di una collezione, poiché ogni elemento è pensato per raggiungere lo zero-waste, la tecnica di modellistica e l’impegno raggiunto a 360 gradi, con prodotti monofibra che includono cimose ed evitando accessori difficili da smontare. La sfida di ZEROBARRACENTO è di applicare la pratica zero-waste alla suggestione, l’estetica e la vestibilità di un capo di lusso. Lavorare in modalità zero-waste richiede tempo e una continua ricerca, ed è per questo che sono ancora pochi i brand ad abbracciare questa filosofia.

zero waste
Ecco, passaggio per passaggio, come il lavoro del designer zero waste si svolge nella pratica:

  1. Bisogna partire con una mentalità aperta e lasciare che l’ispirazione arrivi dal pezzo di tessuto su cui si andrà a lavorare. Giocare con il manichino è un ottimo modo per tirare fuori il meglio che il tessuto può offrirvi.
  2. Avere chiara fin da principio l’altezza del tessuto: è importante ricordare che andrà usato tutto!
  3. Partire con un disegno, consapevoli però che si potrebbe doverlo modificare sulla base del tessuto.
  4. Iniziare a progettare i pezzi su carta, coprendo l’altezza del tessuto e delle forme geometriche andando a creare un “puzzle” che ne occupi tutta la superficie. Solo i continui esperimenti su carta permetteranno di realizzare il risultato perfetto.
  5. Iniziare a tagliare il tessuto seguendo il precedente disegno e infine cucire insieme i pezzi per creare il capo finale.

Per concludere: lo zero-waste non accade, lo zero-waste è una scelta consapevole che viene compiuta ogni giorno per contribuire a ridurre notevolmente l’impatto ambientale dell’industria della moda. Una strada non sempre facile ma che vale davvero la pena di percorrere.