La candidatura di una città fabbrica del nord del Portogallo alla rete delle città che contribuiscono al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Giulia Bonali, tra i curatori del progetto, ci racconta le ambizioni ma anche le difficoltà di un percorso che sta rivelando tutta la sua complessità. Riflessioni in forma di appunti di viaggio
di Giulia Bonali
Quando furono gli anni 80? Iniziava così il titolo della conferenza che avevo organizzato a Lisbona con un gruppo di colleghi accademici che avevo incontrato a Londra alla Birkbeck University. Era il 2015, e il mio interesse per gli studi della moda era solo all’inizio quando mi trovai coinvolta in questa avventura. Io proposi uno sguardo sull’emergere del design (moda) intorno a quegli anni, perché il grande cambiamento che aveva attraversato il Portogallo negli anni 80, sia dal punto di vista politico-economico e sociale, si poteva, o forse si doveva, raccontare anche attraverso la moda; ed io lo feci guardando il futuro attraverso lo specchio retrovisore.
Questa premessa, per prepararvi ad una evoluzione di ciò che successe poi dopo quella conferenza, perché dopo molti anni mi trovai a pensare all’identità di un distretto moda e cosa significhi valorizzarlo. Infatti, poco meno di un anno fa, sono stata invitata a far parte di un ambizioso progetto che si pone come obiettivo quello di candidare un distretto industriale del nord del Portogallo a patrimonio dell’umanità. Precisamente, promuovere il distretto industriale di Covilhã a Città Creativa e città del design della rete UNESCO. La candidatura è stata approvata. Ora il progetto prevede un piano d’azione disegnato per quattro anni (2022/25) e che richiede, in considerazione della complessità di questo processo, una strategia di cooperazione tra più soggetti, con legittimi interessi specifici.

I telai del Wool Museum of the University of Beira Interior; courtesy of TCP/ARPT Centro de Portugal
I miei appunti di viaggio, sono quindi il punto di partenza di riflessioni e aspettative di tale processo. In realtà, forse vi suonerà come un racconto controcorrente, ma non vi nascondo le difficoltà e le sfide che già attendono questo progetto e le importanti opportunità che sono messe in gioco in una tale cornice.
Ma partiamo dal territorio, e andiamo a scoprirlo!
Prima tappa
Il distretto è quello di Covilhã, un antico distretto laniero nel cuore del nord del Paese.
Fin dal Medioevo, la morfologia della città di Covilhã è stata storicamente costruita attraverso l’intima relazione tra gli spazi di produzione industriale e gli spazi urbani. La storia e l’identità di questa città sono inseparabili dall’industria della lana. Si potrebbe dire che l’industria della lana ha plasmato il paesaggio urbano che esiste oggi. Nel tempo sono nate tradizioni, saperi, mestieri e tecniche, di cui esistono ancora molte testimonianze materiali e immateriali. Diversi fattori, tra cui tecnologie e conoscenze specialistiche, con particolare attenzione alla tessitura, nonché alla tintura e al finissaggio, hanno contribuito fino agli anni ottanta del XX secolo ad affermarsi come città fabbrica.
Camminare per le strade della città di Covilhã oggi ti permette di comprendere come questo paesaggio culturale della città fabbrica di Covilhã condensi una lunga storia. Permette inoltre di vedere ancora alcune fabbriche in funzione, perché Covilhã ospita la terza più grande azienda laniera europea e il tessile continua ad essere il principale bene di esportazione.
In questo paesaggio culturale in evoluzione, esiste oggi un campus accademico che accoglie l’industria e la creazione contemporanea, e fa parte dell’Università di Beira Interiore. Così che l’Università, con il Museo della lana, e il Museo del territorio costituiscano la Rete museale portoghese. Oggi, il campus rivitalizza gli spazi industriali e afferma la città come modello europeo di recupero del patrimonio industriale, dove stanno attualmente emergendo diverse strutture culturali.
Ma quali sono gli obiettivi che il progetto Unesco si prefigge?
Una Città Creativa della rete UNESCO ha la missione di promuovere lo sviluppo urbano sostenibile e inclusivo, basato su un impegno per la creatività e la cultura. A questi obiettivi si affiancano un insieme di condizioni specifiche per ottenere il riconoscimento nel campo del Design, che significa avere stabilito un’industria del design, avere scuole e centri di ricerca nel Design, avere gruppi di creatori e designer attivi a livello locale e internazionale, sviluppare eventi e mostre dedicate al Design, e investire nel design creativo (ad esempio prodotti, moda, tessuti, accessori, design interattivo, design urbano, architettura, ecc.).
Pensieri sul nascere
In realtà questi appunti di viaggio aprono innumerevoli interrogativi. E mi chiedo se la mia posizione esterna da un lato non favorisca uno sguardo più oggettivo. Durante la mia prima visita a Covilhã ho lasciato che quella esperienza mi portasse ad immergermi nel paesaggio componendo intuizioni sparse. La città infatti ti accoglie con le sue fabbriche moderniste abbandonate, che si innalzano come cattedrali, accanto al moderno polo universitario che ti avvolge con tutta la sua potenza.
Quale è oggi il valore di tutto questo? In questo contesto in cui siamo invitati ad ‘operare’, come possiamo preservare il passato, interrogare il presente e stabilire linee di azione per il futuro?
Vorrei poter immaginare che questo breve resoconto torni ad essere utile per chiunque si approcci alla valorizzazione dei patrimoni della moda.
Un distretto è prima di tutto una comunità che riflette un’identità locale.
La comunità è parte integrante di questo paesaggio, che comprende sia le nuove generazioni, e le più vecchie. Prima di pensare ad ogni intervento, credo sia importante, soprattutto per i giovani, saper comprendere e rappresentarla quella realtà, saper cosa significa vivere e appartenere a quel territorio.
La squadra di cui faccio parte, piccolo tassello di un disegno più grande, si focalizza su innumerevoli attività volte a promuovere una valorizzazione collettiva del patrimonio integrale della lana, che coinvolge storia e cultura, manifattura e industria, tradizione e tecnologia. In questa progettazione, sono coinvolte azioni volte a svelare la cultura locale della lana, e a valorizzarla come materia prima per tessuti e moda ecologici. Si cerca di potenziare il design, promuovendo ricerca, sperimentazione e la creazione di tessuti e moda, ma anche di incoraggiare maggior collaborazione tra i designer locali e non con le aziende tessili nella moda nazionale.
La sfida più grande sarà ora vedere come queste considerazioni verranno veramente portate avanti e attualizzate, perché le difficoltà dietro ad un progetto di tale dimensioni sono innumerevoli, e smuovono complessità che non sempre colgono le aspirazioni e gli obiettivi di un sano progettare. Come ad esempio, le lunghe attese e di una coordinazione delle squadre di progettazione e ricerca, o il difficile dialogo tra le varie istituzioni coinvolte.
Certo è, che questa candidatura offre sicuramente alla comunità di Covilhã l’opportunità di accrescere la propria consapevolezza, e di sapersi proiettare in una nuova dimensione futura.
Immagino una moltitudine di pratiche progettuali transdisciplinari e collaborative, come uno sforzo collettivo volto a toccare tutti i nervi di un territorio.
Mentre la città sta ancora intessendo la sua storia, credo che la cosa più importante da tenere a mente in tali progetti, è saper tessere con intenzione, e non perdere la straordinaria occasione offerta dal patrocinio dell’Unesco.
Giulia Bonali è studiosa di moda e curatrice.
Laureata in Lettere Moderne presso l’Università di Firenze, e in Storia del Design presso il Royal College of Art e il Victoria & Albert Museum di Londra.
Nel 2016 ha vinto la borsa di ricerca per stranieri sulla Cultura Portoghese presso la Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona. Attualmente insegna Fashion Studies al Polimoda Istituto Internazionale di Moda a Firenze, e Fashion in Audiovisual all’Università della Sapienza a Roma. Nel 2021 è stata invitata a prendere parte alla creazione della candidatura per Covilhã città creativa del Design in Portogallo e patrimonio Unesco, in qualità di curatrice per la sezione del tessile e della moda.
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